Sull’Alt(r)a Velocità e la propaganda dei politicanti….

Guardia Sanframondi (bn) 4 agosto 2017.

“Vinalia”: festival del vino locale….Tra le iniziative in programma, anche un convegno nominato “Paesaggio come risorsa”, sulle prospettive del territorio in vista della realizzazione della linea AV/AC Napoli-Bari, a cui abbiamo presenziato. Presenti la Regione Campania con l’assessore Alfieri; il consigliere Mortaruolo; il comune di Guardia con il vicensindaco; la Coldiretti col vicepresidente nazionale Masiello; Dott. Antonio Di Gennaro, territorialista e agronomo; Dott. Fabrizio Cembalo, agronomo; Libero Rillo, consorzio tutela vini del Sannio. In pratica sono presenti tutti i soggetti deputati a decidere scelte che riguardano i nostri territori. Il filo conduttore degli interventi è che l’Alta Velocità è necessaria a patto che diano beneficio ai territori, sia dal punto di vista economico che turistico, e ci siano delle compensazioni e contropartite. Idee tutte originali per far accettare la grande opera escono dalle bocche dei relatori per lo sviluppo di queste aree: dalla “realizzazione di sovrappassi, ponti progettati da qualificati architetti che costituiranno opere uniche e meravigliose”, alla “riqualificazione dei piccoli paesi coinvolti nel progetto”, al “la vecchia linea ferroviaria può essere attraversata da trenini turistici”. Unica voce che si discosta dal clichè monocorde e del pensiero unico è l’agronomo Antonio Di Gennaro, che analizza i vari tipi di suoli e che hanno reso queste terre fertili per l’agricoltura.

Proviamo quindi a ragionare sugli aspetti espressi nel convegno e su quelli taciuti. Fuorviante è parlare di raddoppio (com’è scritto anche nel manifesto dell’iniziativa) della linea, in quanto si tratta di un percorso completamente nuovo e solo in alcuni tratti si innesta coi vecchi tracciati. L’impatto sarà elevato e occuperà porzioni di territorio importantissime per quanto riguarda la coltivazione di uva: unica vera fonte di reddito in queste zone. Si tratta di appezzamenti di terreno con un costo di esproprio di max 3,50 a mq, più alcuni risarcimenti per la perdita delle piante presenti e per gli annessi fabbricati. Praticamente pochi spiccioli che certamente non serviranno a risollevare economicamente le sorti dei proprietari terrieri o delle aziende vinicole. E per quanto riguarda un treno turistico? Beh, impensabile pensare che un territorio devastato da 50 km di gallerie e attraversato da treni ad alta velocità possa essere di attrazione turistica per il viaggiatore. Il Dott Masiello di Coldiretti proponeva, addirittura, delle fermate intermedie oltre a quelle previste dal progetto (Afragola- Benevento- Orsara di Puglia – Foggia – Bari)….Dimentica che esistono ben due linee che saranno dismesse con relative stazioni. Che senso ha, quindi, realizzare una terza linea, se non per meri affarucci come: sbancamenti , perforazioni per gallerie, realizzazione nuove cave per approvvigionamento di pietrisco per le massicciate ferroviarie e per produrre cemento?

In questo calderone di proposte succulente per chi ha voglia di farsi pubblicità e propaganda e ha sete di quattrini, non è stata data attenzione ai danni che creerà quest’opera e ai veri interessi dei viticoltori e dei produttori di vino, con cui abbiamo parlato la sera stessa agli stand di assaggi delle cantine locali…Tanto meno, è stata data la possibilità al pubblico di intervenire. Intanto, il progredire dei sondaggi e degli avvisi di esproprio sembra rispettare le scadenze decise….ma c’è chi sbugiarda la controparte e soprattutto alimenta la fiducia in ciò che si può fare insieme. Organizzarsi dal basso, paese per paese, ci sembra il solo modo per fermare quest’opera funesta, respingendo il tentativo di etichettare e ridurre la protesta a: “sono quelli di tal partito, sono di quell’associazione, sono i black block”. Di fronte al progetto più devastante, costoso e inutile mai pianificato per le nostre valli, sempre più persone si informano, discutono…alcuni si organizzano. Si tratta di condividere un obiettivo comune: difendere la terra e la dignità. Ognuno ci mette quello che sente e che può. In un percorso ancora agli inizi, speriamo che l’interesse e la “messa in gioco” riguardi più gli abitanti dei territori colpiti che i “compagni”, creando coordinamenti di lotta sparsi che riportano pratiche di riappriopriazione di ciò che ci è stato tolto da chi ci affama…sperando di avvicinarsi il più possibile all’autogestione delle nostre risorse e a un cambiamento radicale di questo mondo. Certo, la lotta contro l’alta velocità è un percorso lungo, che richiede un impegno costante….ma ogni tanto spunta qualcuno che considera una montagna, una valle, una vigna o una casa più importanti degli interessi economici di speculatori e politici. Due sono le alternative: il disastro o la resistenza. Passare dal rifiuto dell’opera generalizzato al dissenso attivo. E’ necessario mettere radicalmente in discussione il modello di vita che vorrebbero imporci, basato su isolamento, sottomissione e una vita sempre più assoggettata ai ritmi frenetici della produttività. Senza una resistenza che sappia intrecciare le ragioni comuni delle lotte in corso, questo è il futuro che ci stanno preparando. Sperpero dell’acqua, accaparramento delle risorse e inquinamento, devastazione e militarizzazione del territorio, nuove tecnologie per il controllo della vita. Perché l’opposizione prenda forza occore l’impegno di tutti coloro che vogliono difendere le terre da opere devastanti imposte dalla logica del profitto di questo sistema. I tempi stringono e i racconto è appena cominciato. Sta a noi scrivere la trama e scegliere il finale.

8 minuti risparmiati e un lungo minuto di silenzio.

“260 milioni di euro per risparmiare 8 minuti tra Foggia e Benevento”. Dopo queste parole del ministro Delrio durante l’inaugurazione della tratta Bovaro-Cervino alla stazione di Benevento, è calato tra la folla un comprensibile silenzio, evidentemente perplessa dalla trionfalità di un annuncio così ridicolo.

Un minuto di silenzio imbarazzato, quel minuto di silenzio che invece non ha avuto Gennaro, operaio di 24 anni morto lo scorso 2 maggio vicino Bovino, proprio mentre lavorava alla realizzazione di quest’opera. Una morte che è sempre meglio non ricordare in questi giorni di festa del progresso e della tecnologia.

260 milioni di euro e un morto, per 8 minuti risparmiati. Se questo è il progresso che porta l’Alta Velocità, siamo fieri di volere che quest’opera non veda mai la propria realizzazione!

Stazione TAV di Afragola… Un esempio di come funziona

Nemmeno il tempo di tagliare il nastro, che già le prime magagne sulla costruzione della stazione Alta Velocità di Afragola vengono a galla. Oltre all’acqua che ha allagato la stazione alla prima pioggia, pare che il parcheggio della stazione sia in realtà la copertura di un immenso deposito di rifiuti tossici, occultati dalla mala vita organizzata negli anni prima e durante la costruzione del “fiore all’occhiello dell’architettura del Sud”. Durante questi anni la storia è piena di episodi a dir poco rassicuranti: sparatorie tra clan per la gestione dei rifiuti e degli appalti dell’opera (con 7 omicidi legati alla stazione, secondo gli inquirenti, solo nell’ultimo mese), geologi che indagavano sui terreni del cantiere sequestrati e minacciati. Sempre negli stessi anni Afragola ha raggiunto il primato nazionale nella classifica dei paesi dove si muore di più per tumore, con il 49% dei decessi.

Che i lavori vengano fatti con i piedi, per risparmiare sui materiali e sulla mano d’opera in modo da intascarsi quanti più finanziamenti pubblici possibili, e che le connivenze con la malavita organizzata siano all’ordine del giorno, non suona nuovo a chi segue le vicende dell’Alta Velocità in Italia e nemmeno per chi ha un minimo di cognizione di causa su come vadano le cose in questo paese.

Bisognerebbe invece sottolinearlo ancora una volta, per tutti coloro che ripongono, chissà perché, una fiducia cieca e smodata nell’operato dello Stato. Tutti quelli che difendono a spada tratta la realizzazione della Napoli-Bari, come opera strategica del Sud che rilancerà le economie dei territori che verranno attraversati, ma a chi vogliono darla a bere?

Se pure fosse vero che la realizzazione di quest’opera servisse a qualcosa, con che faccia certa gente fa questi proclami, quando i fatti parlano sempre e comunque di opere fatiscenti, tempi di lavoro che si allungano a dismisura, sistemi di mazzette e tangenti per spartire la torta dei finanziamenti pubblici, appalti assegnati agli amici e agli amici degli amici in barba alla disoccupazione dei territori che vengono sacrificati per la realizzazione dell’opera, connivenze e complicità per mafia e camorra per lo sversamento dei rifiuti.

La realizzazione della tratta Napoli-Bari per le province di Caserta, Benevento e Avellino, non vorrà dire assolutamente nuovi posti di lavoro, rilancio dell’economia, fine dell’isolamento, men che meno salvaguardia del territorio, anzi. Le nostre terre verranno date in mano a ditte legate ai clan camorristici, che oltre a riempirle di rifiuti inizieranno a spadroneggiare in tutto il territorio, l’opera verrà realizzata con materiale scadente e le condizioni di lavoro, per quei pochi che avranno il privilegio di essere assunti, saranno precarie e rischiose, come dimostrano i numerosi morti sui cantieri AV, l’ultimo, un operaio di 24 anni di Frattamaggiore, solo qualche settimana fa, sulla tratta Bovino – Cervaro da poco inaugurata dal ministro Del Rio alla stazione di Benevento.

Insomma non sono bastate le discariche, gli inceneritori, gli incendi delle eco-balle, le decine di strade fatte e franate il giorno dopo, le centinaia di cattedrali nel deserto semi-finite e lasciate all’abbandono, le migliaia di morti per tumore che hanno devastato il nostro territorio. No, da queste parti si continua ad invocare l’intervento dello Stato e del progresso tecnologico invece di puntare sulle nostre forze per riprenderci in mano i nostri territori e liberarli da tutto ciò che ci avvelena.

Le promesse e le belle parole di politici e imprenditori del super treno, possono anche dire , che sarà tutto bellissimo e che quest’opera farà uscire dalla crisi il nostro territorio, ma i fatti dicono il contrario, e la stazione di Afragola è solo uno dei tanti esempi di come il TAV uccide e affossa i territori.

Camminata No Tav – 3 luglio 2016

Il 3 luglio esploreremo le cime del massiccio di Camposauro per ammirare dall’alto i luoghi della realizzazione delle tratte Cancello-Frasso Telesino e Frasso Telesino-Vitulano. La camminata durerà 4/5 ore e si svolgerà lungo un percorso molto agevole e adatto a tutti. Si partirà verso la fontana della S. Trinità, per arrivare a San Michele in Camposcuro e ritornare poi verso il Belvedere di Camposauro. Durante la camminata ci si fermerà per pranzare (portatevi la colazione a sacco) e in alcuni punti dove ci affacceremo sulla valle Isclero e la valle Telesina per discutere del progetto. L’appuntamento è per le 11 al parcheggio del Belvedere di Camposauro.

camminata

 

Pedalata No Triv

Se le candidature di Mastella e Del Vecchio continuano a minacciare la città di Benevento, continuano a fare altrettanto anche i 4 progetti di ricerca ed estrazione petrolifera che insistono su buona parte del territorio del Sannio.

Per ribadire la necessità, oltre che l’urgenza, di una mobilitazione autorganizzata dal basso, che possa sventare un’ulteriore aggressione ai territori che abitiamo, per continuare a tenere alta la guardia contro le multinazionali dell’energia, per fermare l’avvelenamento della Terra e le speculazioni padronali, per smuovere chi pensa ancora stupidamente che non sia un suo problema, o che possa essere qualcun altro a risolverlo…

VENERDÌ 17 GIUGNO 2016

PEDALATA COLLETTIVA

Concentramento a piazza Castello, Benevento alle ore 17.00

L’Assemblea NoTriv Sannio, si riunisce tutti i giovedì alle ore 20.30, al palazzo del Volontariato al viale Mellusi, Benevento

critical mass 17-06-2016

Aggiornamenti

Lo scorso 17 maggio sono stati approvati i progetti definitivi per le sotto-tratte Napoli-Cancello e Cancello-Frasso Telesino. Con questa decisione possono quindi partire le procedure effettive per la relizzazione della tratta, ma, per quanto ne sappiamo, ancora non sono stati comunicati nemmeno gli espropri ai proprietari dei terreni interessati dai lavori, sebbene da Trenitalia fanno sapere che hanno intenzione di aprire i cantieri per l’estate del 2017. Anzi, non sono ancora partiti neppure i lavori per la realizzazione del sovrappasso di via Calabroni a Dugenta (BN), la quale era prevista per l’ottobre dello scorso anno. Al momento è stata solo individuata la zona per la realizzazione del sovrappasso che da oltre 30 anni dovrebbe rimpiazzare il vecchio passaggio a livello, ma che Trenitalia si è decisa solo ora a realizzare, inserendolo nei progetti preliminari della Napoli-Bari, e accapparandosi, purtroppo, i conseni di buona parte della popolazione, stufa delle lunghe attese che il vecchio passaggio a livello spesso costringe a sopportare.

No Tav Napoli – Bari

Il 28 ottobre sono stati avviati i cantieri preliminari per la costruzione della tratta ferroviaria ad Alta Velocità/ Alta Capacità Napoli-Bari, più nello specifico per il pezzo di tratta che va da Napoli a Cancello e da Cancello a Frasso Telesino.
Nonostante nessuno pubblicamente, associazioni ambientaliste comprese, si è espresso a sfavore di questa nuova grande opera, ma anzi da tutte le parti risuonano stonati ritornelli che cantano di un’improbabile “rilancio del sud” grazie al collegamento dell’Alta Velocità, noi ci sentiamo comunque di dire la nostra su quella che reputiamo un’opera devastante, da tutti i punti di vista, per i territori interni di Campania e Puglia.
Iniziamo dalle ovvietà: l’Alta Velocità è un’infrastruttura ferroviaria che necessita di un binario quanto più rettilineo e orizzontale possibile per raggiungere i grandi picchi di velocità per cui è stata progettata. In un territorio come il nostro, che pianeggiante e aperto proprio non è, sarà necessario quindi scavare gallerie su gallerie. Ed è quello che avverrà tra Frasso Telesino e Vitulano (via valle Telesina, tranquilli non vogliono bucare Camposauro), dove i lavori per la costruzione della nuova tratta inizieranno nel 2017 e tra Apice e Bovino (FG), con l’inizio lavori previsto nel 2019.
Per un totale di 90,2 km sono previsti almeno 53,6 Km di galleria, compresa una galleria di 21 km che passerà sotto Ariano Irpino, proprio vicino alla fonte del Miscano e a molte falde acquifere che alimentano la parte alta del Calore. Trenitalia assicura che non ci sia nessun rischio di dissesto idrogeologico e dice questo, quando ancora non esiste alcun progetto preliminare per quanto riguarda questa mega galleria.
Anche se ci fosse questo fantomatico progetto, le parole non ci hanno mai ispirato troppa fiducia, a differenza dei fatti, invece: l’unica zona in cui è stata costruita una tratta del TAV, che passasse da una parte all’altra dell’appennino ( Bologna – Firenze), ha visto sparire più di 100 km di corsi d’acqua su 78 km di tratta, acqua che è andata perduta per sempre, tant’è che in molti paesi gli acquedotti sono ancora alimentati con le cisterne. Dove passano le gallerie dell’alta velocità, attorno si crea il deserto.
Nessuna controproposta economica può giustificare un danno ambientale del genere, anche perché di ritorno economico per il Sannio, da quest’opera, non ce ne sarà nessuno, anzi.
I territori della provincia, che si basano essenzialmente sull’agricoltura, subirebbero un’ulteriore mazzata, dopo quella dell’alluvione. Nella valle telesina i cantieri del TAV per almeno dieci anni sostituiranno i vigneti sulla sponda nord del Calore, principale settore economico della zona, mentre per il Fortore, così come per l’Irpinia e il Foggiano, si prospetta un futuro di aridità dovuta alla sparizione delle falde acquifere.
Danni dai quali nessuna di queste aree si riprenderà facilmente. Allo stesso modo le ditte che hanno costruito fin qui l’Alta Velocità in Italia sono sempre le stesse, che subappaltano i lavori alle loro sotto-ditte fidate: scordatevi quindi che assumeranno operai della zona, inesperti e sconosciuti.
Lo stesso trasporto ferroviario diventerà più escludente: il trasporto regionale già sull’orlo del baratro, molto probabilmente lascerà totalmente spazio al TAV (come sta già avvenendo tra le grandi metropoli del nord), e andare a Napoli in treno da Benevento sarà possibile solo a chi può permettersi 25-30€ di biglietto.
Ma allora come mai nessuno dice niente? Forse perché il giro di soldi e mazzette che si crea attorno a questa grande opera (fin’ora in Italia l’Alta Velocità è costata più di corruzione che di effettiva realizzazione) fa gola proprio a tutti, e un po’ tutti, dalla Regione, ai Sindaci, dall’Arpa a Lega Ambiente, dai giornalisti ai consiglieri, sperano di sedersi a quel tavolo dove verrà spartita la torta.
Forse può essere solo questione di ignoranza, visto che chi ha interesse a costruire questa ferrovia, non ha interesse ad informare i territori coinvolti sui possibili danni.
Noi, che quel tavolo lo vogliamo far saltare in aria e che abbiamo il brutto vizio di documentarci per i fatti nostri, invece l’Alta Velocità non la vogliamo. Né qui, né altrove sia in progettazione.
Per chi volesse documentarsi meglio sulla questione e iniziare a confrontarsi con chi altro vuole impedire, in maniera diretta e senza inutili mediazioni politiche/istituzionali, la realizzazione di quest’opera:

Mercoledì 18 Novembre, dalle 20.30
Presentazione dell’opuscolo “AV/AC Napoli – Bari, un altro affare per chi affama ”
presso il Centro Studi Libertario “Pensiero e Volontà”
via Bosco Lucarelli, 65, Triggio, Benevento


Anarchici di Benevento e provincia